Per la prima volta nella vita, sono riuscito a provare le sensazioni di Jack Niholson nel celebre ”Shining”! Sono stato ingannato dalle recensioni ”mild” di altri viaggiatori (probabilmente amanti del brivido) e dalle foto della direzione, rivelatesi poi assolutamente artefatte. Andiamo con ordine, perché, dall'esterno, l'edificio è molto carino e promettente, ma è solo l'anticamera che ti attira in un inferno dantesco da girone dei voncioni. Non si capisce da dove entrare, perché c'è un pub da un lato e un parcheggio interno dall'altro, ma fiduciosi ci addentriamo nel parcheggio che ci sembra la cosa più ovvia. Da qui si accede alla struttura tramite una porticina laterale con vista gabinetti del bar (rigorosamente aperti) e ci si trova nuovamente nel dubbio: pub da una parte del corridoio e nulla d'altra. Andiamo quindi nell'area pub e scopriamo che il check-in si fa al bancone, tra una birra e l'altra! Fin qui, buffo, ma simpatico, anche perché il personale è cordiale, il localino sembra accattivante, sebbene mi anticipino dicendo che per almeno un'ora non ci sarà posto. Decidiamo quindi di scaricare le nostre 7/8 valigie e di raggiungere le camere assegnateci con i numeri top della cabala (113 e 117!). Arriviamo al primo piano e, usciti dell'ascensore, inizia l'incubo, quello vero: moquette a strisce anni 80 (probabilmente originale!) sporca da far rabbrividire! Corridoio lugubre, luci da casa dei vampiri, muri scrostati in più punti e porte grigie stile magazzino, con numerino della camera serigrafato con una font che probabilmente voleva essere un tocco di creatività, ma contribuiva a gelare il sangue nelle vene (il vampiro di prima deve averli fatti con le unghie!). Tocco di classe, un pezzo della boiserie di legno che copriva la parete si era staccato ed era stato appoggiato al muro con relativa lampada ancora funzionante. All'insegna della sicurezza, prima di tutto. Pensavamo di aver visto il peggio, ma dovevamo ancora aprire le porte delle stanze che ci hanno strappato un grido di orrore! Non avevamo mai visto camere tanto piccole, buie e anguste. La moquette sporca, ovviamente, ci ha seguito anche dentro gli alloggi, ma soprattutto, per entrare, abbiamo dovuto spingere le valige davanti a noi, perché accanto non sarebbero passate. La porta del micro bagno, una volta aperta, bloccava il corridoio stesso e, purtroppo, nemmeno l'odore che usciva dai sanitari era edificante. Avendo due cani, non sapevamo dove farli sedere e dove posizionare le valigie per la notte, ma sfruttando la ns abilità nel tetris siamo riuscini a far stare tutto. Geniali anche gli architetti che avevano disegnato questi loculi, perché erano riusciti a piazzare i comodini posizionandoli per il lungo, piuttosto che in orizzontale come la logica avrebbe richiesto, se ci fosse stato il giusto spazio (chiaramente erano senza cassetti che, diversamente, non si sarebbero mai potuti aprire). La stanza non raggiungeva i 10m2 e, da un lato, era complicato scendere dal lett
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