Premetto che ho trovato la camera del resort comoda, il cibo buono e il servizio efficiente, qualità del resto presenti anche da me in Italia. Ma allora perché volare per sette ore per arrivare in Oman? Principalmente per evadere dal freddo incombente e godere ancora di un clima estivo, ma anche per un approccio culturale a una nuova area geografica. Così accarezzavo l'idea di distendermi al sole in riva al mare, cullato dalla cadenza delle onde e dal fruscio del vento, nonché di addentrarmi nelle suggestioni esotiche di un altro Paese. E invece eccomi vittima innocente di una insopportabile trappola acustica: la ”musica” nostrana. Quindi nemmeno omanita o di un altro emirato arabo, no, parlo della più banale e scialba produzione musicale d'Occidente, la stessa che invade le discoteche e i ritrovi meno esigenti della nostra penisola. Musica martellante, invasiva, implacabile, diffusa full time ad alto volume in ogni luogo del resort, dalla spiaggia alle piscine. Uno strazio! Musica manovrata impietosamente dal team italico degli ”animatori” Veratour, il cui chiassoso attivismo da colonia estiva non attirava che una modesta quota di ospiti italiani della struttura mentre infastidiva visibilmente quelli stranieri. La formula villaggio-vacanza in auge negli anni '80, quando in qualsiasi angolo del pianeta gli italiani amavano trovare tutto italiano, dal cibo alla lingua e dalla musica agli svaghi e alla compagnia, è ormai obsoleta: sono infatti cambiati da tempo i gusti, le abitudini, gli interessi e le esigenze dei turisti, sempre più orientati ad aprirsi alla conoscenza della varietà del mondo. Ma non pare che alla Veratour se ne siano accorti. Purtroppo.
Molto buono
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