Utente ospite
2 settembre 2024
Eravamo già stati qualche anno fa nella baia di Santa Giulia, raggiunta allora via mare. Stregati dalla bellezza del paesaggio siamo tornati, questa volta via terra, e volevamo soggiornare proprio in quell’hotel così accattivante, anche nel nome: Moby Dick, ignari di ciò che ci aspettasse.. Appena arrivati la prima scoperta: proprio alle spalle del residence, a pochi metri, e’ presente uno stagno, di medie dimensioni, che permea l’ambiente circostante di un odore tipico, a metà tra le alghe marce e la fogna intasata. A ciò abbiamo attribuito la puzza che ci ha accolto al nostro ingresso nella hall. Ma entrati nella camera assegnataci, la puzza di fogna e’ stata sostituita da un inconfondibile puzza di muffa, che ci ha tenuto compagnia fino alla ripartenza. L’arredamento si distingueva per mobili desueti e scarsa manutenzione, con il lavabo del bagno le cui tubature sono rimaste intasate per tutto il nostro soggiorno. Ma il bello doveva ancora arrivare.. Un paio d’ore di mare (splendido) e ci prepariamo per la cena nel ristorante con vista mozzafiato e al quale (giustamente) viene negato l’accesso in costume, necessitando un abbigliamento adeguato, imposto da camerieri solerti e perentori nel presidiare l’area ristorante, tutti molto giovani (come anche alla reception), sembrati a tratti alquanto spaesati, senza riferimenti più esperti. Avendo la mezza pensione il menù è imposto: ci tocca una brodaglia di melone (fredda) e uno spiedino di pesce (non sapremo mai quale pesce). Veniamo letteralmente assaliti da uno sciame di insetti (zanzare, moschine, vespe) che oltre a trasformarci nel loro cibo (per loro gratis) hanno invaso i nostri bicchieri di acqua (pagata 8€ la bottiglia!) e di vino, impedendoci di terminarli. Scopriremo a nostre spese che gli insetti saranno una costante per tutto il soggiorno e l’unico argine timidamente tentato dal personale dell’hotel e’ stato l’utilizzo di piccole abat-jour sui tavoli in luogo di luci più potenti, con l’unico effetto di attirare molti più insetti proprio sui tavoli. Ma non demordiamo: vogliamo godere delle luci della notte (in realtà sono le 22, e siamo in un luogo di mare) e chiediamo di poter bere un digestivo, ci viene detto che è troppo tardi, e vengono spente tutte le luci; rimaniamo quindi da soli, in compagnia di una abat-jour (gentilmente concessa da un cameriere) e degli insetti. Alle 22.15, sopraffatti, decidiamo di rientrare in camera. La notte scorre via appiccicosa, tra l’odore di muffa e fogna, avvolti da piumini fuori luogo, inspiegabili in piena estate. Al mattino la triste scoperta: ho dimenticato il mio giubbotto (con dentro portafoglio con contanti, carta d’identità, carte di credito e patente di guida) al buio dei tavoli del ristorante. Mi precipito al ristorante e poi alla reception nel tentativo di recuperarlo, ma ricevo mezze risposte e timidi tentativi di ricerca, infruttuosi. Il personale inizia a balbettare in modo poco convincente, allora chiediamo di poter parlare con il Dire