Villa Crespi

Avventura stupenda, location molto bella, servizio straordinario, personale molto gentile. Colazione e cena solo squisitezze.

La visita a Villa Crespi era molto attesa: seguiamo con piacere lo chef Cannavacciuolo e ne apprezziamo lo stile e la filosofia gastronomica, per questo ci aspettavamo un’esperienza memorabile. Le aspettative erano alte non solo per il prestigio del luogo, ma anche perché abitualmente frequentiamo ristoranti di buon livello, pur senza stelle, e ci attendevamo dunque un salto qualitativo proporzionato alle tre stelle e al correlato livello di spesa, sensibilmente superiore (circa tre volte) al nostro standard abituale. L’assenza dello chef Cannavacciuolo era comprensibile, ma ci ha comunque lasciato un po’ di amarezza: sarebbe stato gradito almeno un saluto e una presentazione da parte dello Chef sostituto, cosa che non è avvenuta. Questo ha reso l’esperienza meno personale, quasi distaccata. La sala in cui siamo stati accolti ci è parsa piuttosto buia e priva di carattere, non in linea con il fascino della Villa visibile all’esterno. Anche da qui, il primo impatto non è stato dei migliori. Sul piano gastronomico, il percorso scelto (Nel Nome del Gusto) non ha suscitato quel senso di sorpresa e di emozione che ci si aspetta in una cucina di questo livello. Gli appetizer, pur ben presentati, non sono stati memorabili. Alcuni piatti – scampi nudi, infusione mediterranea alla pizzaiola con emulsione di polpo o la Linguina di Gragnano, calamaretti, salsa al pane di segale– si sono distinti per equilibrio e piacevolezza, ma nel complesso nessun piatto ha realmente lasciato il segno. Il rombo e il cilindro di pasta con carne alla genovese, in particolare, non ci hanno convinto: ben eseguiti entrambi prividi “wow factor”; il cilindro di pasta e carne da me lasciato nel piatto praticamente intonso dopo il primo assaggio. La carta dei vini al calice era molto limitata (solo tre bianchi, due dei quali francesi) e la qualità di quello proposto, richiesto come alternativa a un Sauvignon, non è stata all’altezza considerando il prezzo di 30 eur a calice: il mio bicchiere è rimasto in parte pieno. Anche la parte finale del percorso ci è sembrata sbilanciata, con tre portate di dolci consecutive che hanno reso la chiusura ridondante. La “piccola pasticceria”, proposta in porzioni abbondanti (che abbiamo saltato), e il pre-dessert veneziana con crema di nocciola sono apparsi poco raffinati per un contesto di alta cucina. Il “Babà misù”, pur scenografico, ci è sembrato eccessivamente sbilanciato verso la componente alcolica. Nessuna traccia del gusto di tiramisu… Particolarmente deludente la gestione delle intolleranze alimentari: nonostante la segnalazione fatta con largo anticipo, ci è stato comunicato che i fondi di cucina contenevano tutti pepe e, nel corso del pranzo, ci è stato persino proposto un piatto che conteneva una base di peperone. Solo dopo ulteriori sollecitazioni ci è stata offerta una sostituzione. Un dettaglio che, in un ristorante di questo calibro, sorprende in negativo. Il servizio, seppur ben curato nei dettagli e il personale cortese, è a

La gentilezza del personale, la cura in tutti i dettagli, la struttura speciale e l'armonia che si respira, la rendono una cosa unica e indimenticabile. La cena, con la presentazione di ogni portata, ne fa apprezzare ogni più piccolo dettaglio di ogni ingrediente che compongono la portata