Utente ospite
8 ottobre 2024
Siamo un gruppo di 49 persone di Roma che abbiamo appena fatto un pellegrinaggio in Grecia. Purtroppo abbiamo avuto un'esperienza non tanto bella per quello che riguarda l'Hotel Famissi. Gruppi che si sovrappongono, stanze non pulitissime, asciugamani che mancano, lavandini otturati ecc. Un unico ascensore per tutti i gruppi, assai insoddisfacente. Ma la ciliegia viene quando si deve cenare o fare collazione. Io di persona, in quanto il capogruppo ho avuto una triste esperienza. Nell'unica cena in questo albergo abbiamo costatato che le fettine di carne non solo sono piccolissime ma sono anche secondo il numero delle persone del gruppo. Io stesso ho chiesto gentilmente un'altra fettina e mi è stato detto a "pesce in faccia": sorry, un pezzo a persona. Il rammarico mio è stato provocato non dal fatto che avevo "diritto" ad un solo pezzettino di carne, ma al fatto che proprio di fronte a me un capoguppo della Grecia aveva ben 3 piatti riempiti della stessa cuoca, con vari tipi di carne.... Amaramente ho rinunciato e ho lasciato il pezzettino di carne a chi volesse ancora mangiare.... Il personale in sala pranzo è insufficiente e i tavoli rimangono a lungo sparecchiati, almeno che non fai da te e raccogli e sposti i piati su altri tavoli già strapieni. Alla fine, comprendendo qualcuno che ero il capogruppo, ha cercato di rimediare la situazione proponendomi piatti abbondanti. Ho sottolineato che non era per me, ma per il modo di fare! Ed è inutile che cercano di soddisfare la mia persona, se le altre persone del gruppo/gruppi avranno lo stesso trattamento. Alla fine sono uscito a mangiare qualche Souvlaki lungo il viale dell'albergo e cosi posso dire che ho cenato anch'io. Ma tutto quello che ho racconto può essere confermato da tutte le 49 persone del gruppo. Mi dispiace, non tornerò mai in questo albergo, ma spero tanto che la politica dell'albergo venga riconsiderata sia per la pulizia, che per l'accoglienza e per il cibo dei ospiti/turisti ...... che comunque pagano per il soggiorno/ristoro. Giorgio da Roma